Letture 2017

Confessioni di un boia

 
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Alcuni lettori obietteranno: “Perché tutti questi racconti orribili, utili solo a turbare il sonno delle persone per bene?” Concordo: sono storie orribili, spaventose, che potrebbero forse turbare i sonni delle gente per bene. Ma se turbano i sonni di coloro che pensano, possono anche risvegliare il pensiero in coloro che finora non hanno mai pensato. Ed è proprio per questo che ho riportato quegli orrori. Dimostreranno che i nostri padri non solo avevano scarso rispetto per la santità della vita umana, ma torturavano la loro povera intelligenza per togliere la vita, quel prezioso dono di Dio, con i tormenti più raffinati, il più lentamente possibile. Calcolavano con la freddezza e la calma dei matematici impegnati a risolvere un problema, per quante ore un malcapitato poteva sopportare le sofferenze più acute, le torture più terribili, senza morire troppo presto. Ma non condanniamo troppo i nostri padri: appartenevano al loro secolo e credevano, senza dubbio, di far bene. Allora cerchiamo anche noi di essere uomini del nostro secolo e di far meglio di loro.


Henri E. Marquand 1875



Volete passare una serata con un boia? Sapere che cosa succedeva davvero sui patiboli e come si comportarono davanti alla ghigliottina alcuni personaggi famosi della storia? Allora questo è il libro per voi. Lo ha scritto nel 1875 un francese, Henri E. Marquand, amico di Victor Hugo e, con lui, animatore di una campagna per l’abolizione della pena di morte: seguendo il pensiero di Cesare Beccaria, entrambi la ritenevano non soio inumana ma soprattutto inefficace come deterrente per i criminali. Marquand era un giornalista e, per documentarsi sulle esecuzioni capitali, spesso ha intervistato Henri Sanson, penultimo boia di Parigi, discendente di una famiglia che ha svolto per due secoli quella funzione in Francia. E Sanson, per la fortuna di Marquand e dei lettori di oggi, aveva molti ricordi, suoi e degli antenati, da raccontare.


JAlbum 7.3